Ciuccio che vola

Per questo straordinario Napoli vincente, tutti vogliono un nuovo simbolo. L’attuale (e vetusta) “N” dal sapore napoleonico ha fatto il suo tempo.   
Secondo Claudio Ciaravolo, è arrivato il momento del ciuccio: che dovrebbe diventare, per la prima volta, il simbolo ufficiale della squadra.
Al contrario di quello che pensano in tanti, il ciuccio non è infatti mai stato il simbolo del Napoli: ma è ora che lo diventi.
Ne rappresenta la storia, e  testimonia la capacità dei napoletani di ricorrere all’ironia nei momenti più difficili.
Fu proprio l’ironica considerazione di un tifoso a decretare la nascita del “ciuccio”. Nelle prime due annate della sua storia, iniziata nel 1926, il Napoli, che aveva nel suo stemma un  cavallo rampante, fece due soli punti: uno per campionato.
“Ato che cavallo: stu napule me pare ‘o ciuccio ‘e fichella; trentatrè piaghe, e pure ‘a coda fraceta”, disse quel tifoso. Riferendosi a un’espressione popolare, che definiva “ciuccio di fichella” un individuo cagionevole, che aveva sempre una nuova malattia.   
Questo irridente paragone apparve a tutti così calzante e divertente, che si diffuse con un inarrestabile tam tam,  e  il ciuccio divenne a furor di popolo il vero simbolo del Napoli; mostrando come i napoletani siano capaci di ridere anche nelle circostanze più drammatiche (le pessime prestazioni della squadra del cuore): una caratteristica dei napoletani, a cui tengono molto, e che tutti gli riconoscono.


A Napoli l’ironia è fondamentale: è vero che non risolve I problemi, ma li rende più leggeri. Quindi aiuta ad affrontarli.
Se è vero che come Freud dice  la civiltà è iniziata quando gli uomini hanno cominciato  a insultarsi, perché hanno smesso di percuotersi a colpi di clava. Se, invece di picchiare gli avversari,  li offendiamo, va benissimo:  ma se al posto degli insulti usassimo l’arma  dell’ironia  per mettere in ridicolo,  la vittoria sarebbe più completa,  e più certa:  essere presi in giro è molto più mortificante che essere presi a maleparole. E poiché ricorrere all’ironia è per l’homo tifosus neapolitans, per la sua passione e partecipazione anche più difficile, questo lo renderebbe molto speciale.
È per questo che Ciaravolo come  tifoso napoletano ha utilizzato creatività e ironia, e le sue soluzioni sono  diventate da subito proverbiali e straordinarie.

 

Nei primi anni di vita del Napoli, il ciuccio, diventato casualmente un portafortuna, ha continuato a simboleggiare la salvifica ironia dei napoletani: prima di ogni partita, i tifosi si affidavano a lui, gridando  “ciuccio, fa’tu!”.
Evidentemente, dato il livello della squadra, per vincere non c’era altra possibilità.
Se non è ironia questa...
Il ciuccio ha accompagnato pazientemente il Napoli fino ad oggi. Tra alti (pochi) e bassi (molti), ha sempre cercato di dare una mano alla squadra.
Quando è arrivato Maradona ha saputo mettersi un pò da parte ,  perché non c’era più bisogno di lui.

 

Oggi, con una squadra vincente, il ciuccio, nato dalla tipica ironia napoletana, sembra poter andare finalmente in pensione. Ma non è così: lui ci è stato sempre fedele, e Ciaravolo non vuole metterlo da parte.  
Con il terzo scudetto, il ciuccio deve tornare  in primo piano.
Ma non può essere lo stesso, modesto ciuccio di prima: il ciuccio del 2023 deve avere le ali!
Per un Napoli arrivato in alto con un comportamento leale, ci vuole un ciuccio con le ali: per volare alto anche lui.
Il ciuccio deve essere rappresentato con le ali anche per un altro più importante motivo. “l’asino che vola” nel linguaggio comune, è l’emblema delle cose impossibili. Proprio come l’impresa compiuta quest’anno dal Napoli: un’impresa incredibile come un ciuccio che vola.

Di qui l’idea di Claudio Ciaravolo di realizzare un’opera d’arte il cui significato potesse essere chiaro ed immediato: un ciuccio che vola azzurro con delle grandi ali, una mascherina e la criniera biondo giallo. Ha  affidato poi, la realizzazione grafica di quest’opera all’architetto Olimpia Pratesi perché potesse diventare anche un logo  fruibile da tutti quelli che condividono quest'idea. E i napoletani non sono i soli che, ricordando l’impresa così straordinaria quanto inaspettata del Napoli, possano avere l’occasione di capire l’importanza di non fidarsi dei pregiudizi,di guardare ai fatti e soprattutto evitare semplificazioni e scorciatoie spesso assai pericolose, non solo perché limitano gli altri, ma soprattutto noi stessi. Certo i social e una cattiva politica non aiutano, ma noi possiamo fare meglio e di più.

L’opera  di Ciaravolo dal titolo INCREDIBILE MA VOLA rappresenta assai bene l’impresa che con questo terzo scudetto il Napoli è riuscito a fare. Ha smentito il pregiudizio universale( condiviso da tutti) che vede il napoletano simpatico e divertente, ma furbo,e quindi poco affidabile.

Il Napoli ha  vinto senza fare niente di quello che l’immagine del napoletano prevede:

·    ha usato, è vero, la creatività  (ha ceduto i grandi nomi, puntando su giocatori poco noti) ma ha pianificato le sue mosse, senza  guardare al qui ed ora, solo al futuro; ha mostrato di essere affidabile e molto flessibile nelle scelte più difficili; non si è accontentato: ha puntato in alto; non si è  arrangiato,  ma ha cercato, e trovato,  soluzioni efficaci e durature.
·    non ha confidato nella fortuna, né in San Gennaro, e nemmeno in un  D(i)E(g)US ex machina;
·    infine: cosa ancora più incredibile, ha ottenuto una vittoria schiacciante con i bilanci in ordine.  Senza avere alle spalle grossi gruppi economici, senza ricorrere a fondi stranieri spesso di dubbia provenienza, e senza utilizzare trucchi e  furbizie di alcun tipo.

Tutto questo non è nemmeno lontanamente quello che ci si sarebbe aspettati da una società di calcio italiana: e meno che mai  dal Napoli,  che rappresenta Napoli e tutti i napoletani.
Questo Napoli ha rispettato le regole. Sempre, e comunque: in campo e fuori. Lo ha fatto pur sapendo che, in ogni caso, avrebbe rischiato poco e niente.
Le più grandi squadre italiane sono infatti piene di debiti, e hanno fatto (e continuano a fare) delle  operazioni  spregiudicate. Senza venire penalizzate più di tanto.  Come fosse una patteggiata di salute.
Il Napoli invece ha creduto in sé, ha rischiato con coraggio e  grandissimo impegno, convinto delle proprie scelte: e ha vinto, e con grande margine, su squadre che di scorciatoie ne hanno impiegate, eccome...
Il Napoli ha mostrato l’importanza della squadra, del  "noi", per ottenere una vittoria schiacciante,  lavorando insieme per un obbiettivo comune.  

Il Napoli rappresenta Napoli, e i napoletani.
E i napoletani stanno avendo dei grandi vantaggi di immagine da questa loro meravigliosa squadra, senza dover far niente di impegnativo  e di faticoso in prima persona. Se non incitare i propri eroi: ma questo per loro è un piacere.
Il pregiudizio, per quanto deprecabile, in questo caso positivo facilita l’identificazione dei napoletani col Napoli.
È sempre così. Chi detiene un pregiudizio non fa verifica, semplifica e generalizza. Così se anche un solo napoletano creattivo con  2 t ( dotato cioè di una creatività turbo) dovesse trovare una soluzione creattiva  tutti gli altri napoletani diventano automaticamente creattivi. Dipende dalla generalizzazione su cui si fondano i pregiudizi.

 

Di questo fenomeno esistono alcuni esempi: nell’81, un napoletano (uno solo) ha un’idea divertente ed efficace per arginare lo strapotere della Juve, e organizza un referendum per abrogarla: nell’84,  è sempre un solo napoletano a trovare la risposta giusta agli insulti razzisti dei veronesi: e nell’87, è un solo napoletano ad avere l’idea di un festeggiamento assai speciale per il primo scudetto, che coinvolgeva anche I tifosi assenti giustificati:nell'90, è un solo napoletano ad avere un’idea facile da realizzare: un’idea divertente, in grado di neutralizzare  le calunnie del potentissimo presidente del Milan, che mira a mettere in ombra il secondo scudetto del Napoli.  
Ebbene: anche se si tratta dello stesso  napoletano, è stato sufficiente perché tutti, ma proprio tutti I napoletani venissero considerati creattivi, con due t.
Le leggi del pregiudizio sanciscono infatti  che la capacità di un solo napoletano può diventare patrimonio della napoletanità.
A contribuire alla diffusione di queste  soluzioni geniali sono in genere i napoletani stessi: entusiasti per la conferma di essere i più creativi del  mondo, cosa di cui sono assolutamente certi, e di cui vanno orgogliosi,  si affrettano a  raccontare queste straordinarie storie risolutive, esempi di grande creatività, a quanta più gente possibile. Attivando un tamtam clamoroso.  Queste storie vengono raccontate e ripetute all’infinito, fino ad essere scritte, a lettere giganti, nell’albo d’oro della napoletanità.
Dal quale non verranno più cancellate. Diventando  proverbiali.
Queste storie, che confermano un pregiudizio positivo sui napoletani, hanno un vantaggio rispetto alle furbizie, agli aneddoti, alle  barzellette e ai film che veicolano il pregiudizio negativo,  anche se in apparenza benevolo: le storie dell’81, dell’84,dell’87 e del '90 sono infatti  realmente accadute, e assai ben documentate: sono state filmate, e trasmesse  da tutti i media.

 

Ciaravolo è convinto che se però i tifosi napoletani, indipendentemente dall’immagine positiva che hanno acquisito grazie alla generalizzazione,volessero scendere in campo in prima persona, pur senza essere dotati di creativita’, e tantomeno di creattivita’, e senza essere straordinari come il Napoli, potrebbero fare qualcosa di grande, di molto piu’ grande.
Qualcosa che potrebbe cambiare non solo l’immagine di Napoli: potrebbe cambiare, e di molto, la stessa città di Napoli.

Tutto quello che I tifosi in questo caso dovranno fare sarà comportarsi come cittadini normali; rispettare le regole del vivere civile.
La condizione irrinunciabile per avere successo in quest’operazione è assai difficile da attuare:  le regole devono rispettarle tutti. Nessuno escluso.
Altrimenti la cosa non funzionerà. In una squadra (mai come adesso, la metafora calcistica aiuta), se anche uno solo non segue i dettami dell’allenatore, non si vince. 

Seguire le regole potrebbe sembrare un compito facile: basterebbe evitare tutti quei comportamenti che ci danno fastidio, quando sono gli altri ad averli.
Ma nella pratica, per il napoletano non sarà  così semplice abbandonare le sue (cattive) abitudini, perchè spesso  gli  semplificano la giornata; benchè (ne è consapevole) non rispettino nè i diritti, nè la  libertà degli altri.
 Sarà difficile anche perché, tutto sommato, il napoletano che parcheggia in doppia fila, o non rispetta la fila, non ha l’impressione di fare qualcosa di terribile: la sua è solo una piccola furbizia, lo fanno tutti....
Va anche detto che l’impunità non incoraggia a rispettare le regole, e che i vantaggi di essere un buon cittadino non sono immediati: arrivano soltanto dopo.

Il rispetto delle regole  sarà però possibile soltanto se cambierà la cultura del furbo: se il napoletano capirà  che furbo non è il contrario di fesso, ma che i due termini coincidono: se confronterà i (pochi) vantaggi che ottiene facendo i propri interessi a discapito degli altri, con gli  svantaggi di una città in cui tutti si comportano da furbi, allora si renderà conto che furbo significa fesso.
Ciaravolo ne è convinto: ma bisogna convincere milioni di persone.
Il napoletano dovrebbe  essere aiutato a capire che rispettando le regole forse non andrà più veloce: ma arriverà di certo molto, ma molto più lontano.  
Napoli non dovrà cambiare il proprio famoso claim: CNEF (ccà nisciuno è fesso).  Resterà lo stesso, ma cambierà completamente di significato: “qua nessuno è (così) fesso da rendere la città più bella del mondo, in cui vive, invivibile”. O cambiare semplicemente in CNEF (ccà nisciuno è furbo).

Il Napoli ha mostrato a tutti che si può vincere rispettando le regole. E ha mostrato anche che, quando il "noi" prevale sull’io, vincere è più facile.  Se i cittadini di Napoli seguiranno l’esempio del Napoli, che hanno fatto della pluralità la sua singolarità; se tutti i napoletani rispetteranno le regole, potremo  assistere a qualcosa di assai più spettacolare della conquista di uno scudetto: il cambiamento rivoluzionario e ordinato di una città.
Perché avvenga, sull’esempio del successo del Napoli vuol dire che i napoletani saranno diventati “azzurri dentro”. E non solo fuori , come abbiamo visto durante i festeggiamenti.
Un po’ di tempo comunque ci vorrà.....
Nell’attesa di diventare  “azzurri dentro” attraverso un generalizzato rispetto delle regole che strabilierà il mondo, potremmo provare a diventare azzurri dentro con un piccolo trucchetto. Per questo Ciaravolo ha inventato il BABBABLU.

 

Ciaravolo Babbablu

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